Ministero dell’Interno, Covid economy: quinto report dell’organismo permanente di monitoraggio. Lamorgese: al lavoro per tutelare l’economia legale
L’analisi dell’Organismo permanente di monitoraggio e analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso dedicata alle variazioni societarie intervenute nel periodo della pandemia, da marzo 2020 a febbraio 2021
È online il quinto report diffuso dall’Organismo permanente di monitoraggio e analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso, istituito nell’aprile del 2020.
«Il Viminale sta lavorando da più di un anno per rafforzare il cordone di sicurezza intorno alle aziende e alle attività economiche che, proprio in questa fase di riaperture ma anche di persistente vulnerabilità finanziaria dovuta a una crisi senza precedenti, sono insidiate su più fronti dalla strategia di espansione delle mafie», ha commentato il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.
Se con i quattro report precedenti erano stati delineati i rischi potenziali, i settori economici d’interesse delle mafie e le nuove aree connesse alle filiere produttive o ai servizi legati alla pandemia (cosiddetta Covid economy), l’ultimo report si è concentrato sulle variazioni societarie intervenute nel periodo della pandemia come il turn-over di cariche a livello aziendale, il turn-over di partecipazioni, i trasferimenti di quote, i trasferimenti di aziende, i trasferimenti di sede, le variazioni di natura giuridica e/o del capitale sociale, registrati in Italia da marzo 2020 a febbraio 2021 (confrontate con quelle dell’anno prima), come possibile campanello d’allarme per ulteriori approfondimenti investigativi.
«I report periodici dell’Organismo permanente ci consentono di sfruttare al meglio una rete di sensori diffusa in tutto il Paese», ha proseguito la titolare del Viminale ribadendo come «l’ultimo rapporto, il quinto, accenda un faro sul fenomeno delle variazioni societarie durante la pandemia come possibili indizi di contaminazioni, fornendo un indispensabile strumento di analisi per prevenire i tentativi di alterazione del mercato, di inquinamento del tessuto economico e di condizionamento degli appalti e delle gare pubbliche».
A fronte di una leggera flessione nel periodo Covid pari a -6,30% dovuta verosimilmente ai ripetuti lockdown, si è poi registrato un incremento del 7% delle segnalazioni per operazioni sospette analizzate nel 2020 e un aumento del 9,7% del numero delle società colpite dai provvedimenti interdittivi antimafia nel periodo Covid rispetto all’anno precedente. Dati che devono, si legge nel report, anche tenere conto dell’intensificazione dei controlli istituzionali contro le infiltrazioni.
I settori immobiliari e del commercio all’ingrosso sono risultati i più interessati dalle variazioni societarie, mentre Lombardia, Lazio, Veneto, Campania ed Emilia Romagna le regioni dove si è registrato, in valore assoluto, il numero maggiore delle variazioni societarie in entrambi i periodi.
L’approfondimento e l’analisi dei dati relativi alle società colpite da interdittiva antimafia nei due periodi hanno restituito un valore in aumento nel periodo Covid tanto del numero di società interdette (+9,7%) quanto del numero delle società interdette che hanno registrato significative variazioni societarie (+47 %).
L’analisi si è anche concentrata sui dati di quattro province campione (Reggio Emilia al Nord, Latina al Centro, Cosenza al Sud e Trapani per l’area Isole) e sulle variazioni societarie registrate – nel periodo più limitato 1° ottobre 2020 – 31 marzo 2021 – riferite ai soli codici Ateco Ristorazione e Alloggio, come settori economici particolarmente esposti alla crisi pandemica. In questo ambito, sono state individuate specifiche fattispecie delittuose, come i reati fiscali, tributari e i cosiddetti reati spia, sintomatici del pericolo di infiltrazione mafiosa, con risultati che hanno fatto emergere su 2.591 persone coinvolte nelle variazioni societarie nel semestre ottobre 2020 – marzo 2021, 644 soggetti (il 24,8%) con criticità dirette o indirette.
«Siamo consapevoli che i 12 mesi analizzati non costituiscono un lasso temporale statisticamente significativo – ha spiegato il prefetto Vittorio Rizzi, presidente dell’Organismo permanente – tanto più che l’ampio ventaglio degli interventi assicurati dallo Stato per contrastare una crisi senza precedenti ha inciso sui parametri economici di riferimento. Gli elementi emersi possono costituire, però, il preludio di ciò che potrebbe verificarsi nell’immediato futuro e sono indizi utili per adottare le conseguenti contromisure a tutela della sicurezza e dell’economia».
Fonte: Ministero dell’Interno